KORE SACRA



Come è nato il profumo KORE SACRA

PRIMU CUNTU

Un altro viaggio tutto siciliano, un viaggio che inizia da un lontano ricordo, l'albero di melagrane che si trovava nel giardino di Via dei Mille, a Noto, proprio accanto alla distilleria: c'era un albero di melagrane e una fontanella d'acqua… È stato quel ricordo, i piccoli frutti con cui bambini giocavamo a fabbricarci dei calumet improbabili, a suscitare la prima idea del profumo e a iniziare i primi lavori di formulazione: frutti rossi, note acide, note dolci dello zucchero che si spolverava sui chicchi appena sgranati per fare un dolce antico. Ma intanto le melagrane smuovevano altre sfere, tessevano un altro disegno, ci ispiravano a guardare più lontano e ci invitavano a metterci in viaggio.

Kore, figlia di Demetra - guarda caso, in dialetto siciliano significa “cuore”! - stringe spesso in mano una melagrana. Forse perché l’ha appena ricevuta dalle mani di Hades o forse per mostrare agli uomini il frutto che, fra tutti, è il più simile al cuore. Sulle tracce di Kore, partendo da Noto, anche noi con una melagrana in mano, abbiamo attraversato la Sicilia. Siamo saliti, siamo scesi, siamo saliti di nuovo, arrivando infine ad ENNA, nel cuore dell'isola. Non è uno scherzo, Enna è il centro geografico esatto della Sicilia, e ad Enna, bambina, giocava (e gioca ancora) la dea Kore, in un prato di narcisi e viole...

Ecco, questa è la prima parte del racconto, perché, ovviamente, come è solito in Sicilia, tutto spesso si complica e, a volte, senza volerlo, si trovano cose che non ti aspetti, si svelano insolite meraviglie, e tutto si mescola.

È questo un luogo vicino alla città, bello per le viole e altri fiori di molte specie degno della Dea. Vi è un nominato prato in alto pianeggiante e ricco di acque; all'intorno elevato e da ogni parte scosceso per i precipizi; sembra che stia nel mezzo di tutta l'isola, e perciò da alcuni è chiamato l'ombelico della Sicilia. - Diodoro Siculo


SECUNNU CUNTU

In Sicilia le sorprese si trovano, a volte, o spesso, anche sui comodini delle camere d’albergo. Un vecchio ritaglio di giornale, poche righe, dicevano di una mostra singolare. Guarda caso ad Enna! Ma questa è la terza parte della storia. Intanto bisogna parlare di Kore, perché noi ci eravamo messi in viaggio, raccogliendo l’invito delle melagrane di via dei Mille, per giungere ad Enna e visitare la casa di Demetra e Kore. Il nostro profumo, in quel momento del viaggio, odorava essenzialmente di frutti rossi, di note acide e zuccherate, dello zucchero con cui si ricoprivano i chicchi delle melagrane sgranati su un piatto: chicchi rossi e zucchero bianco, e nient’altro, “pitittu” autunnale, “dorci” contadino. Avevamo anche raccolto dei fiori di melagrano e li avevamo immersi in acqua tiepida per più giorni. Ne era risultato un profumo leggermente dolce, acquoso, delicatissimo, ricordava l’anguria e il miele appena riscaldato sul palmo della mano. Ma torniamo a Kore. Come in Grecia, anche in Sicilia si trovano numerosi santuari dedicati alle dee ctonie, ad Agrigento, a Selinunte, a Siracusa, nell’antica città di Eloro nei pressi di Noto. Ma è ad Enna, nel vicino lago di Pergusa, che Kore, figlia di Demetra, venne rapita da Hades, dio degli inferi e dell’invisibile. Venne rapita mentre era su un prato, un paradiso dicono, un paradiso di narcisi e viole. Hades venne fuori da una caverna, su un carro, prese Kore e la condusse fino alla futura Siracusa. Qui squarciò la terra e portò la fanciulla con sé, nel suo regno, Ade. Ad Enna esiste ancora la traccia di una antica via sacra. Dal basso verso l’alto. Dalle acque del lago al santuario delle dee, nel punto più elevato della città. Il mito di Kore è uno scendere e salire. Il sacro contempla momenti terribili e vette di rinascita: sempre! bisogna scendere… per salire. Così anche Kore, finita, mangia alcuni grani di melagrana, rossi, dolci, “arùci”, sì arùci!, in mezzo all’oscurità misteriosa degli inferi, e una via verso l’alto si profila.

TERZU CUNTU : i Cori, i Kori, u Core

Era una notte di nebbia quando arrivammo a Enna. La strada tutta curve e salite. Del resto, non inseguivamo la scia di un profumo ancora sfuggente? Nella mano destra tenevamo una melagrana rossa, nella mano sinistra un ritaglio di giornale trovato per caso. Diceva di una collezione di cuori di stoffa, ex voto dai motivi floreali, ricamati a mano nei secoli passati da donne della zona e custoditi gelosamente dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù in Enna. Non appena arrivati, chiedemmo a destra e a manca, ma niente, nessuno sembrava saperne granché, peccato! Eppure la passione della melagrana - o di Kore? - doveva segretamente operare per noi, poiché fu proprio quando avevamo ormai abbandonato l’idea di cercare che un incontro fortunato sbrogliò insperatamente tutto e, poco prima di mezzanotte, avvolti da una nebbia ancor più spessa, ci trovammo nella chiesa che ospita la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, accolti da Paolo, il custode. Erano trentatré, di delicata e commovente bellezza, fatti di stoffa e ornati di fiori e foglie con filo da ricamo di seta o cotone, a volte una lamina d’argento, arricchiti di fiocchi, nastri, coccarde. Alla ricerca di un profumo, dalle melagrane di via dei Mille al santuario della dea Kore nel cuore della Sicilia, fino ai cuori votivi del Sacro Cuore, l’idea del nostro profumo sembrava ora tracciarsi evidente, un cerchio che si chiude o, a questo punto, sarebbe meglio dire un cuore; un cuore, sacro, che ne contiene questa breve storia e la sua essenza.